Mons. Carlo Colombo

A mons. Carlo Colombo è stata intitolata un’aula dell’oratorio, ma in pochi sono a conoscenza della sua storia e del fortissimo legame che ha sempre avuto con la parrocchia di Olginate.

Biografia

imageColombo Carlo Maria Achille, di Angelo e Spreafico Giuseppina, nacque a Olginate il 13 aprile 1909 ed il 15 venne battezzato dal prevosto don Giuseppe Perego.
Il 19 Settembre 1931 don Carlo fu ordinato sacerdote a Milano dal servo di Dio card. A. I. Schuster; il giorno dopo, festa dell’Addolorata, celebrò solennemente la sua prima Messa nella nostra prepositurale, circondato da mons. Cesare Orsenigo e da mons. Enrico Montalbetti, già direttore spirituale del collegio De Amicis di Cantù, per il quale il festeggiato ebbe vivissima stima e riconoscenza per il bene spirituale da lui ricevuto, particolarmente negli anni ivi trascorsi.
Durante i mesi in cui dovette attendere l’età canonica, don Carlo conseguì brillantemente la laurea presso la Facoltà teologica del Seminario di Venegono.
Dopo la prima Messa incominciò la sua vita di insegnamento nei seminari dell’arcidiocesi e di studio, condotto con metodo e rigore scientifici, nella ricerca degli aspetti più vitali della teologia.
Egli rivelò nell’insegnamento profondità e chiarezza; ciò fece nascere in molti il desiderio di averlo maestro e anche oltre i banchi della scuola: di qui i numerosi Corsi – incontri e settimane – per intellettuali, ai quali partecipò come docente, e la nomina ad assistente del Gruppo Laureati Cattolici di Milano.
Nel 1938 fu nominato professore della Facoltà Teologica, della quale divenne Preside.
Dagli anni quaranta datano le sue prime pubblicazioni di carattere teologico-sociale e di teologia dommatica, che rivelarono le sue qualità di studioso e lo portarono a collaborare all’Enciclopedia Cattolica e all’Enciclopedia Ecclesiastica, e a dare la sua collaborazione alla Rivista di Filosofia Neo-scolastica, a Vita e Pensiero, Rivista del Clero Italiano, Orientamenti Pastorali, Ambrosius, Studi Cattolici, Studium.
Quale riconoscimento diocesano per tanto lavoro, il card. G.B. Montini, nel 1960, lo annoverò fra i canonici onorari del Duomo di Milano col titolo di monsignore; nel settembre dello stesso anno fu eletto membro della Commissione teologica di preparazione al Concilio Ecumenico; l’anno seguente papa Giovanni XXIII lo fece suo prelato domestico.
Papa Paolo VI, che volle mons. Carlo Colombo in Terra santa con lui e lo elesse suo teologo personale e vescovo, nel 1967 approvò la sua nomina quale rappresentante dei vescovi italiano al Sinodo Episcopale, tenutosi nel mese di ottobre di quell’anno.
Se a queste cariche aggiungiamo anche quella di presidente dell’Istituto Giuseppe Toniolo presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, abbiamo la visione completa dell’immenso campo di lavoro nel quale venne ad operare questo nostro illustre concittadino.
La consacrazione episcopale avvenne nella Basilica di Sant’Ambrogio a Milano il 25 aprile 1964: gliela conferì mons. Giovanni Colombo, arcivescovo, assistito dai vescovi Alberto Castelli e Luigi Oldani, entrambi appartenenti al clero ambrosiano.
«Il vetusto e storico tempio – leggo ne Il Resegone – ha accolto per l’occasione una folla di autorità religiose e civili, personalità e popolo, ed ha visto un altro figlio della Diocesi elevato alla dignità episcopale.
Erano pure presenti mons. Manziana, vescovo di Crema, e mons. Schiavini, vicario generale della Diocesi; familiari e parenti del novello vescovo, il sindaco di Olginate con la giunta amministrativa, il sig. Francesco Passoni presidente della giunta parrocchiale di A.C., che era stato scelto come padrino del neo Vescovo e, tra la folla, una larga rappresentanza di Olginatesi, guidata dal prevosto don Lino Luraschi.
Per questa solenne circostanza insigni professori, sacerdoti di chiara fama ed illustri laureati hanno scritto e detto parole illuminate e riconoscenti al maestro di vita spirituale quale egli è in maniera impareggiabile».
Al Numero Unico, edito in splendita veste tipografica a cura della parrocchia di Olginate, può rivolgersi chi desidera conoscere la personalità poliedrica di mons. Carlo Colombo, vescovo titolare di Vittoriana e ausiliare di Milano.
Olginate l’ebbe sempre caro e lo volle di frequente in mezzo alla sua gente nelle occasioni più solenni della sua vita religiosa; a Lui si strinse d’intorno nelle circostanze più significative della sua vita: prima Messa, XXV, XXXV di sacerdozio, nomine prelatizie ed episcopale.
Ed egli, che porta nel cuore la sua«parrocchia natale di Olginate», le serbò «uno dei primi pensieri ed una delle prime benedizioni episcopali», quando lo raggiunse la promozione alla pienezza del sacerdozio.

Tratto dal libro “Storia di Olginate” di Eugenio Cazzani

Lettera scritta da mons. Carlo Colombo

Il ricordo del mio Oratorio

A Olginate sono forse tra le persone più anziane a ricordare l’Oratorio e la sua storia passata come una storia personale, che mi riguarda da vicino.

I miei ricordi cominciano cinquant’anni fa, quando mi rivedo ancora all’età di sei anni nella casa del Coadiutore, Don Pietro Cazzaniga, ad implorare di essere ammesso all’Oratorio, come mio cugino Renato, nonostante non avessi ancora l’età “canonica”; andare all’Oratorio era allora per noi ragazzi una grazia e quasi un privilegio. Il permesso mi fu dapprima negato, poi concesso come premio di non so più che cosa.

Ed il ricordo di quegli anni fra i sei e i dieci ‑ gli anni «favolosi» dell’infanzia ‑ è per me strettamente legato all’Oratorio ed alla sua vita. Ricordo il catechismo, i “Luigini”, i ”maestri” (qualcuno vive ancora e lo rivedo come un amico antico), le feste dell’Oratorio, le Comunioni generali e la gioia di noi ragazzi che uscivamo di Chiesa a giocare in cortile con l’anima leggera. Ricordo anche, confusamente, il mio primo cinema, prima della guerra del 1915: una storia di Davide inseguito da Assalonne, che poi si imbroglia con la capigliatura nei ra­mi di un albero e viene ucciso; le prime partite al pallone con Don Pasquale Consonni. E la prima rappresentazione teatrale della Filodram­matica “S. Genesio” dopo la guerra: “Bandie­ra Bianca” con Riva Francesco, Fumagalli An­drea, Luigi Cornara e tanti altri. E la rappresen­tazione più famosa di quei tempi: l’oratorio mu­sicale “San Pancrazio” con Peppino Milani e mio Papà.

All’Oratorio si andava volentieri, un po’ di nostra volontà, un po’ per lo stimolo dei geni­tori. Non dirò che non ci stancassimo qualche volta: ricordo anche l’attesa della riapertura del cancelletto per l’uscita la sera, e la ressa attor­no per essere i primi a correre a casa. Ma l’Oratorio era veramente una parte essenziale della nostra vita di ragazzi: era la nostra casa, la casa dei ragazzi. Per questo il ricordo di quegli anni mi è rimasto sempre così vivo e pieno di riconoscenza nell’animo: l’Oratorio mi ha dato il bene immenso di una infanzia serena, illuminata dal rapporto con il Signore, reso facile dal suo ambiente.

Più tardi la vita d’Oratorio mi ha aiutato a capire la vita del Sacerdote. E qui devo ringraziare in modo particolare la cara memoria dei Prevosto Perego. Il giorno in cui ho messo la veste di seminarista, nell’ottobre del 1922, era di domenica e nel pomeriggio mi ero reca­to in sagrestia per servire i Vesperi, pensando che quello fosse il primo dovere di un chierico. Il Prevosto invece mi chiamò e mi disse: “Tu vai all’Oratorio. Per diventare prete è più neces­sario saper stare con i ragazzi che non servire i vesperi”.

E da allora per nove anni, quando ero ad Olginate d’estate e nelle brevi vacanze di Nata­le e di Pasqua, non ho mai mancato una dome­nica all’Oratorio.

E mi tornano alla mente con commozione le figure degli Assistenti: Don Giuseppe, Don Attilio, Don Barnaba, Don Camillo, e le figure più “caratteristiche” dei “prefetti” e dei “maestri” dell’Oratorio: Sala, Crotta, Engaddi, Corti, ecc. ecc.; le iniziative geniali di Don Camillo, le partite a scopa di Don Attilio, le prediche di Don Barnaba, il costante amore all’Oratorio del Pre­vosto, i volti di tanti ragazzi buoni… e le arrab­biature che prendevo per qualche altro di più dura cervice.

E ricordo anche le mie prime prediche. Du­rante l’estate del 1931 Don Camillo si era rotta una gamba, e toccò a me quindi sostituirlo nel parlare in Chiesa ai due Oratori: maschile e femminile, riuniti. I ragazzi, a dire il vero, erano abbastanza buoni e silenziosi, ma le ragazze no, specialmente le più grandi…

Al termine di così lungo tirocinio una cosa avevo imparato: ad amare i ragazzi ed a saper stare con loro, così sognavo di poter avere anch’io un mio Oratorio. Il Signore ha voluto diversamente, ed invece dei ragazzi ho dovuto oc­cuparmi soprattutto di libri: forse il Signore ha visto che con loro non avrei fatto molta fortuna.

Ma ora, riguardando indietro, devo veramen­te ringraziare il Signore di quanto all’Oratorio ho ricevuto: dapprima, come fanciullo, insieme agli altri fanciulli, e poi, come seminarista, come tirocinio alla vita sacerdotale.

Per questo anche mi auguro e prego il Si­gnore che ad Olginate l’Oratorio abbia sempre ad essere amato e frequentato come nei pe­riodi migliori: per il bene dei ragazzi, per edu­care i Sacerdoti, perché sia segno che Olginate vuole continuare ad avere una gioventù cri­stiana. E benedico di cuore tutti quelli che lo frequentano e che vi dedicano il loro appoggio e le loro energie.

L’Oratorio è la casa dei ragazzi e la scuola dei Sacerdoti… e dei Vescovi.

Carlo Colombo

Vescovo di Vittoriana