Storia della Parrocchia di S. Agnese
La Parrocchia di Olginate, intitolata a S. Margherita, venne istituita dal card. Carlo Borromeo il 15 ottobre 1566 aggregando gli abitati di Olginate, Villa, Parzanella, Serigola, Borneda, Caromano, Ganzetta, Capiate, Carsaga, Gattinera, Albegno, Santa Maria de Vico che, fino a quel momento, facevano parte della parrocchia di Garlate.
Otto anni dopo, essendo questa antichissima e importante località, sede di Pieve religiosa e civile, ormai decaduta a misero villaggio ed invece la vicina Olginate fiorente per attività, commerci e traffici, il card. Borromeo, nel quadro della generale riformulazione della diocesi milanese, decise di trasportare ad Olginate anche la sede della Pieve religiosa il che avvenne il 24 novembre 1574.
La neonata Pieve religiosa di Olginate comprendeva 14 parrocchie, alcune delle quali create ex-novo dal santo arcivescovo, di cui sette poste in territorio bergamasco al di là dell’Adda (Calolzio, Carenno, Lorentino, Rossino, Somasca, Valderve e Vercurago), e altre sette in territorio milanese (Valmadrera, Sala al Barro, Galbiate, Garlate, Olginate, Valgreghentino e Chiuso).
Come condizione della desiderata istituzione il Cardinale impose agli olginatesi la costruzione di una nuova chiesa da dedicarsi a S. Agnese (costruita fra il 1589 ed il 1604) come l’omonima chiesa prepositurale di Garlate caduta in rovina e inutilizzabile. Venne così a cadere, dopo pochi anni, l’intitolazione della parrocchia olginatese a Santa Margherita che cambiò in Parrocchia Prepositurale di S. Agnese V. M..
Alla fine del 1700, precisamente nel 1787, tutte le parrocchie situate sulla sponda bergamasca dell’Adda furono staccate dalla Diocesi di Milano per essere annesse a quella di Bergamo, di conseguenza anche la Pieve di Olginate fu privata delle parrocchie di Vercurago, Somasca, Calolzio, Lorentino, Rossino, Carenno e Valderve. Nel 1937 anche la parrocchia di Chiuso fu staccata dalla Pieve d’Olginate per essere assegnata a quella di Lecco.
Nel 1900 venne istituita, dal card. Andrea Ferrari, la parrocchia di Villa S. Carlo aggregando le località di Villa e Capiate e diverse cascine sparse sul territorio dei comuni di Olginate e Valgreghentino, riducendo l’estensione territoriale della Parrocchia di S. Agnese.
Con il rinnovamento seguito al Concilio Vaticano II, le Pievi scomparvero per lasciare il posto ai Decanati. La riforma, operata nel 1972, soppresse la Pieve di Olginate aggregando le sue parrocchie al Decanato di Lecco.
Veduta aerea della Chiesa di S. Agnese nel 1988.
Oltre alla Prepositurale in Parrocchia esistono altre due chiesette o Oratori. Quella di S. Croce, S. Rocco e Sebastiano costruita nel 1757 ad opera della Confraternita del S. Rosario e l’altra dedicata a S. Margherita costruita nel 1973, la cui intitolazione ricorda l’antica chiesa di S. Margherita e prima patrona, abbattuta nel 1784. Nell’Oratorio maschile e femminile, inaugurato nel 1890, era inserita una chiesetta dedicata a S. Giuseppe; ma tutto il complesso venne demolito dopo la costruzione in altra sede del moderno Oratorio (1973).
Il suo territorio ospita anche l’antichissima chiesa di S. Maria la Vite (vedi “Le vicende della Chiesa e del Convento”), di proprietà privata, facente parte del soppresso convento dei frati Carmelitani.
Nel corso del XX secolo la Parrocchia ebbe insigni suoi figli: Mons. Cesare Orsenigo, Nunzio apostolico in Germania, nato a Villa, allora parte della parrocchia di Olginate:
- Mons. Carlo Colombo (vedi nota biografica), Vescovo di Vittoriana, teologo personale di papa Paolo VI e membro della Commissione teologica del Concilio Vaticano II;
- Mons. Giovanni Colombo, direttore dell’Istituto di studi superiori di religione alla Gazzada;
- Suor Matilde Mapelli (vedi Laboratorio Matilde Mapelli) fondatrice delle Suore Missionarie del Lavoro di Bologna.
Tra i laici:
- Senatore Pietro Amigoni;
- Prof. Mario Redaelli, noto in campo internazionale per pubblicazioni sulla tubercolosi;
- Ing. Giovanni Mauri, membro del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici e Presidente del Magistrato alle Acque di Venezia;
- arch. Giulio Amigoni;
- prof. Bernardo Colombo, membro della Pontificia Accademia delle Scienze;
- … ed altri ancora.
Attualmente la Parrocchia di S. Agnese conta circa 6000 anime. Vi operano due sacerdoti – parroco e vicario – oltre a un sacerdote in quiescenza che assiste gli ammalati e infermi.
I sacerdoti nativi di Olginate ancora in attività, sia diocesani che missionari, sono:
- don Ernesto Mandelli, parrocchia San Carlo Borromeo, Lissago di Varese;
- padre Fausto Crotta, PIME, Ducenta, provincia di Caserta
- padre Pierfrancesco Corti, PIME, Bangladesh
- padre Gianluca Tavola, PIME, Cambogia
- don Valentino de Bortoli, La Paz, Bolivia
- don Davide Marchio, Equador
Esistono diverse opere parrocchiali: il rinnovato Oratorio “S. Giuseppe”, maschile e femminile, con palestra e campo di calcio; il complesso del “Convegno don Lino Luraschi” con bar e Cine-teatro Jolly; la Scuola Materna eretta nel 1873; la nuova Casa di Riposo “don Luigi Gilardi”, situata in Via C. Cantù, in precedenza denominata “S. Giuseppe”, situata però in Via Marconi.
Nel campo associativo già alla fine del XIX secolo furono fondate diverse Associazioni parrocchiali quali: la Società Cattolica di Mutuo Soccorso (1879) – la Società Contadina e la Società Operaia (1871). Una scuola serale per adulti.
Oggi, in ambito parrocchiale, operano altre associazioni quali: Confraternita SS. Sacramento – Confraternita SS. Rosario – Gruppo Madri Cristiane – Azione Cattolica – Movimento Terza Età, Apostolato della Preghiera, ed altre attive nel sociale: A.C.L.I.- Centro Amico Parrocchiale “Caritas” – Conferenza “San Vincenzo” – Cooperativa Sociale “Aurora” – Gruppo Missionario Parrocchiale – Laboratorio Missionario “Madre Matilde Mapelli”.
La Pieve di Garlate–Olginate nei secoli
Poche sono le notizie che si hanno su questa antica Pieve, almeno per il suo primo millennio di esistenza.
La cristianizzazione del territorio brianzolo, di cui fanno parte sia Garlate che Olginate, viene fatta risalire alla prima metà del V secolo dopo Cristo (R. Beretta,”La diffusione del cristianesimo in Brianza” in Memorie Storiche della Diocesi di Milano, vol. X, 1963) ed è, con tutta probabilità, in quegli anni che si forma a Garlate il primo nucleo di quella entità ecclesiastica che verrà chiamata poi Pieve, mutuandone il nome dal romano “pagus“, termine che indicava il raggruppamento di due o più villaggi (E. Cazzani: Storia di Olginate, 1979, pag. 40).
Trovando già il territorio suddiviso amministrativamente in “pagi” attorno all’abitato più importante, fu facile costruire una struttura ecclesiastica che ripetesse, anche nelle campagne, quella già in vigore in città, stretta attorno al vescovo ed alla sua cattedra. (E. Cazzani: ibidem, pag. 51-52)
Fulcro del “pagus” cristiano e della evangelizzazione di questi luoghi fu la chiesa plebana con l’annesso battistero.
A Garlate questa chiesa era anticamente dedicata a santo Stefano ed in essa celebrava un “praesbyter” delegato a queste funzioni dal Vescovo. A questa chiesa facevano capo i fedeli del “pagus” per la celebrazione dell’Eucarestia e per l’amministrazione del sacramento del Battesimo.
Garlate si trovava allora lungo una importante diramazione della strada Pedemontana Aquileia – Milano che da Bergamo raggiungeva Como e i passi alpini. Questa strada venne costruita nel III secolo, insieme con il ponte sull’Adda davanti ad Olginate, nel punto in cui confluiva con l’altra strada romana che proveniva da Milano, dopo essere transitata per Monza, Calco, Airuno e Valgreghentino.
Garlate era per questo facilmente raggiungibile da tutti gli abitanti del “pagus“, anche quelli che abitavano sulla sponda opposta dell’Adda.
La dedicazione a santo Stefano della chiesa plebana di Garlate data con certezza la sua primitiva costruzione all’era pre-longobarda, come ci confermano anche le varie testimonianze archeologiche venute alla luce nella zona che si possono far risalire ai secoli V e VI dopo Cristo.
Questo ci fa supporre che nel 400 d. C. il cristianesimo si era già diffuso nel territorio, anche se ancora non si può essere certi della sua provenienza: se da Milano o da Como.
Agli anni 490-491 si fanno risalire le tre epigrafi su marmo bianco, una delle quali è andata persa, scoperte durante i lavori di ristrutturazione della chiesa di santo Stefano di Garlate, eseguiti alla fine del secolo scorso.
Durante gli stessi lavori fu scoperto, quando si distrusse l’altare maggiore, un piccolo loculo, chiuso da una lastra rettangolare di marmo bianco decorata da una croce apicata. Il piccolo ripostiglio conteneva tre capselle, inserite una nell’altra: la prima in marmo, la seconda in pietra gessosa chiusa da un coperchio a scorrimento, ambedue senza decorazioni, e la terza d’argento, contenente anche tre laminette dello stesso materiale, frammenti di stoffa ed un vasetto di vetro (AA.VV.: Milano capitale dell’Impero Romano (286-402 d.c.), 1990, pag. 301).
Queste capselle o reliquari venivano poste sotto la mensa dell’altare e custodivano: “alcune reliquie di Santi e specialmente del Santo titolare della chiesa che, almeno fino al secolo VII, era sempre un martire o un apostolo (…)” (A. Paredi: “Ambrogio nella storia di Milano” in AA.VV.: Ambrogio nel XVI centenario della sua elezione popolare a vescovo di Milano, 1975, pag. 37).
A che Santo appartenevano le reliquie contenute nella capsella d’argento ritrovata a Garlate? Che Santo rappresentano le figure incise sulle tre laminette superstiti? Si possono formulare solo ipotesi.
Interessante, per le prospettive che può aprire, è la lettura della simbologia scelta per rappresentare le scene dell’Antico Testamento sulle facce della capsella ancora intatte: l’Agnello, simbolo di Cristo, ma anche significato del nome della Santa, Agnese, a cui è stata dedicata una chiesa di Garlate.
E’ probabile che nella capsella fossero contenute reliquie di questa Santa? Se sì, come ha potuto finire nell’altare della chiesa dedicata a santo Stefano? Nel 1578, la stessa capsella era già stata trovata e rimessa al suo posto nella chiesa di santo Stefano, durante i lavori per portare l’altare alle forme canoniche (A.P.Ol.: P-P/XV, cart. 1 – 1578, 17 dicembre).
E se il Santo rappresentato sulle laminette fosse Santo Stefano?
Sono domande che fino ad ora non hanno alcuna risposta, anche perché non è ben chiaro quali fossero, in antico, le funzioni delle due chiese garlatesi: santa Agnese e santo Stefano e dove fosse situata con precisione quella dedicata a santa Agnese. I documenti fino ad ora noti, invece di far chiarezza, creano ulteriore confusione.
Nel 985 si parla di “Plebis beati Stephani martiris sita Garlate” (M.Lupo: Codex diplomaticus civitatis et ecclesiae Bergomensis – tomo II – pag.379); nel 1264 di un Prevosto della chiesa plebana di santa Agnese (Biblioteca Trivulziana, fondo Trivulzio, cart.1); alla fine del 1200, nel “Liber notitiae Sanctorum Mediolani” di Goffredo da Bussero si parla di una chiesa dedicata a santa Agnese e una a santo Stefano, senza però indicare quale fosse la chiesa plebana; dall’inizio del 1400 si incomincia a parlare di una Pieve dedicata ai santi Stefano ed Agnese. Nel 1455, nei decreti emanati dopo la Visita Pastorale dell’arcivescovo Gabriele Sforza, si parla ancora di una chiesa dedicata ad entrambi questi santi che è “male disposita“.
Anche nel 1500, fino a quando la prepositura rimase a Garlate, essa aveva ancora il titolo di santo Stefano ed Agnese, anche se, ormai è accertato, a Garlate le chiese siano sempre state due: una che sarà destinata ad essere la parrocchiale, santo Stefano, e l’altra, santa Agnese, che era ormai semidistrutta verrà abbattuta per fornire il materiale per la nuova omonima chiesa costruita in Olginate (A.S.: Visite Pastorali – Sez.X – Vol.14 q.11 – Pieve di Olginate).
Mappa della Pieve di Garlate realizzata da Mastalli Arsenio (Lecco, 1898 – 1969), il quale la desunse da quella originale del 1593, risalente ai tempi di S. Carlo Borromeo, Arcivescovo di Milano.
Nel 1574, quando il card. Carlo Borromeo, notoriamente attento alla forma, trasferì la sede della prepositura da Garlate ad Olginate, mantenne la dedicazione della nuova chiesa che si doveva costruire ad Olginate, e quindi il titolo della Pieve, a santa Agnese, forse a significare che a questa Santa era dedicata la chiesa pievana di Garlate.
Ed è grazie a san Carlo che la Pieve di Garlate, poi divenuta di Olginate, assunse un assetto che fu mantenuto per i secoli successivi.
Alla chiesa plebana di Garlate facevano riferimento, come abbiamo visto, paesi appartenenti ad un territorio disposto lungo due direttrici: la strada Pedemontana, da est ad ovest, e la Milano-Olginate-Lecco da sud a nord. Inoltre, a partire dalla Pace di Lodi del 1454 e fin quasi la fine del XVIII secolo, essa raccolse paesi appartenenti a due diversi Stati: la Repubblica di Venezia e il Ducato di Milano, il cui confine era segnato dal fiume Adda.
Al tempo di san Carlo, quindi, la Pieve di Olginate comprendeva 14 parrocchie, alcune delle quali create ex-novo dal santo arcivescovo laddove vi erano chiese che venivano officiate dai Cappellani del Capitolo di Garlate.
Parrocchia |
Dedicazione |
Fondazione |
Calolzio |
San Martino |
1443 |
Carenno |
SS. Pietro e Biagio |
1489 |
Chiuso |
Beata Vergine Assunta |
1582 |
Galbiate |
San Giovanni Evangelista |
1362 circa |
Garlate |
Santo Stefano |
V-VI secolo |
Lorentino |
Santa Brigida |
XIV secolo |
Olginate |
Santa Agnese |
1566 |
Rossino |
San Lorenzo |
XIV secolo |
Sala al Barro |
Beata Vergine Assunta |
1596 |
Somasca |
San Bartolomeo |
1566 |
Valderve |
Beata Vergine Assunta |
1506 |
Valgreghentino |
San Giorgio |
1566 |
Valmadrera |
Sant’Antonio Abate |
1553 circa |
Vercurago |
SS. Gervaso e Protaso |
XIV secolo |
Come si può notare, le parrocchie di più antica fondazione, preesistenti all’opera di San Carlo, se si eccettua Galbiate, si trovavano tutte sulla sponda bergamasca dell’Adda, poiché a partire dalla seconda metà del 1300 tutta la zona fu interessata da profonde divisioni politiche tra gli abitanti delle due sponde (guelfi e ghibellini o Ducato di Milano e Repubblica di Venezia) che certamente rendevano i rapporti tra di essi molto difficili e che, probabilmente, nemmeno la comune fede riusciva a migliorare. Tutto ciò spinse le autorità ecclesiastiche a concedere l’autonomia religiosa a queste comunità che, occorre dire, avevano già in loco un Cappellano che celebrava per loro le sacre funzioni, pur dipendendo dal Prevosto e Capitolo di Garlate.
Alla fine del 1700, precisamente nel 1787, tutte le parrocchie situate sulla sponda bergamasca dell’Adda furono staccate dalla Diocesi di Milano per essere annesse a quella di Bergamo, di conseguenza anche la Pieve di Olginate fu privata delle parrocchie di Vercurago, Somasca, Calolzio, Lorentino, Rossino, Carenno e Valderve.
Nel 1937 anche la parrocchia di Chiuso fu staccata dalla Pieve d’Olginate per essere assegnata a quella di Lecco.
Con il rinnovamento seguito al Concilio Vaticano II, le Pievi scomparvero per lasciare il posto ai Decanati, anche perché molte delle chiese plebane avevano perso la loro funzione di centro di gravità rispetto al territorio loro sottoposto a causa dei cambiamenti che stavano avvenendo nella società.
A queste chiese rimase solo il titolo onorifico dato al loro parroco ed il carico dei secoli della loro storia.
La riforma territoriale dei Vicariati Foranei, operata nel 1972, soppresse la Pieve di Olginate aggregando le sue parrocchie al Decanato di Lecco.
Gianluigi Riva- Giovanni Aldeghi
I Parroci di Olginate
- De Capitani da Vimercate Giovanni Antonio Maria – dal 1574 al 1619
- De Capitani da Vimercate Giovanni Battista – dal 1619 al 1630
- Longo Giovanni Battista – dal 1630 al 1640
- Ferrario Giovanni Battista – dal 1641 al 1660
- Tinelli Pietro Gerolamo – dal 1660 al 1664
- Biffi Marco Antonio – dal 1664 al 1669
- Galimberti Carlo Francesco – dal 1669 al 1698
- Tentorio Dionigi – dal 1698 al 1707
- Tartari Innocenzo – dal 1708 al 1744
- Segalini Giuseppe – dal 1745 al 1762
- Cavalli Giovanni Battista – dal 1763 al 1791
- Fumagalli Giacomo (1) – dal 1792 al 1798
- Castelnuovo Carlo – dal 1799 al 1817
- Conti Antonio – dal 1817 al 1860
- Gianelli Clemente – dal 1860 al 1895
- Fracassi Luigi – dal 1895 al 1907
- Perego Giuseppe – dal 1907 al 1934
- Novati Giuseppe – dal 1935 al 1954
- Luraschi Lino – dal 1954 al 1980
- Gilardi Luigi – dal 1981 al 2005
- Folcio Eugenio – dal 2005 al 2018
- Matteo Gignoli – dal 2018 al …
Al Prevosto Giacomo Fumagalli, morto il giorno 1/12/1798, successe l’oblato Saverio Mapelli, eletto il 17/3/1799 secondo le nuove regole introdotte dalla Repubblica Cisalpina. La sua nomina non venne però ratificata dall’arcivescovo Filippo Visconti a causa di reclami sulle modalità della elezione e anche per la caduta della Repubblica Cisalpina. Da un nuovo concorso, svoltosi secondo le regole canoniche, tenuto nel luglio del 1799, uscì vincitore don Carlo Castelnuovo.