Gesù nasce a Olginate
Sta soffiando un vento gelido, insistente, che se ne frega della mantella tenuta stretta e alta sul collo e si intrufola impertinente ovunque sotto i vestiti. Giuseppe alza lo sguardo e osserva il comballo che sta risalendo l’Adda trainato da due buoi, si gira verso Maria, aggrappata alla sella dell’asinello, e pensa a quanto poteva essere comodo e caldo quel mezzo per raggiungere Lecco, ma i soldi sono sempre pochi e così eccoli qui a piedi sulla strada alzaia in balia di un Brevùn che raramente si vede.
Una curva ancora ed ecco nel crepuscolo finalmente comparire le luci di Olginate e con esse un po’ di vigore che spinge ad affrettare il passo e cercare una locanda per la notte. Maria si accorge dell’andatura aumentata e guarda Giuseppe con gratitudine per tutta la cura che sta mostrando da quando, incinta, si sono messi in viaggio.
Giunti finalmente nella zona della Piazza del Porto, Giuseppe si affretta a bussare alla prima locanda che incontra: “che vuoi?” Ottiene come risposta e subito dopo un: “siamo pieni, non abbiamo posto” come conclusione del breve colloquio. Giuseppe, suo malgrado, saluta e si avvia verso un’altra insegna illuminata sperando in cuor suo in un po’ più di fortuna e pensa: in fondo siamo stranieri, non ci conoscono.
Bussa di nuovo e dopo un poco due occhi lo fissano malevolmente dallo spioncino del portone, fiducioso accenna: “buon uomo siamo io e mia moglie incinta, vorremmo un posto dove riposarci e poter passare la notte”. Per tutta risposta la fessura si chiude e il catenaccio scorre a serrare il portone.
“Giuseppe!”, la voce di Maria lo distoglie dai suoi cupi pensieri per gettarlo nello sgomento: “penso che stia arrivando il momento, affrettiamoci a trovare un posto.”
Giuseppe si guarda attorno, nella piazza non vede anima viva, ma nota una via illuminata che sale in leggera salita e vi si dirige spronando il ciuco. Appena iniziata la salita, la mano di Maria gli stringe con forza la spalla, gli sguardi si incrociano e non servono parole per spiegare che il tempo per il parto è arrivato. Giuseppe vede un portone con un androne riparato, rapidamente prende Maria, la fa sdraiare su una stuoia come meglio riesce e si mette accanto a lei compiendo l’unico gesto che ora poteva fare, le stringe le mani …
“Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio. (Lc 2,6-7)”