Presepe 2023, … lo depose in una mangiatoia
La semplicità delle origini. Per presentare il presepe di quest’anno ci affidiamo alle parole di Papa Francesco:“… il presepe è qualcosa che ha segnato anche la mia infanzia: nella casa dei miei genitori a Buenos Aires non mancava mai questo segno del Natale, prima ancora dell’albero. L’emozione di quella vista mi spinge ad approfondire il mistero cristiano che ama nascondersi dentro ciò che è infinitamente piccolo: la piccolezza, infatti, è la strada per incontrare Dio. Ecco la ragione per cui salvaguardare lo spirito del presepe diventa una salutare immersione nella presenza di Dio che si manifesta nelle piccole, talora banali e ripetitive, cose quotidiane. Saper rinunciare a ciò che seduce, ma porta su una brutta strada, per capire e scegliere le vie di Dio, è il compito che ci attende. I pastori nel presepe sono quelli che accolgono la sorpresa di Dio e vivono con stupore l’incontro con Lui, adorandolo: nella piccolezza riconoscono il volto di Dio. Umanamente siamo tutti portati a ricercare la grandezza, ma è un dono saperla trovare davvero: saper trovare la grandezza in quella piccolezza che Dio tanto ama …
Nella notte di Natale due sono i segni che ci guidano nel riconoscere Gesù.
Uno è il cielo pieno di stelle. Sono tante, un numero infinito, ma fra tutte spicca una stella speciale, quella che spinge i Magi a partire dalle proprie case e iniziare un viaggio, un cammino che essi non sapevano dove li avrebbe condotti. Succede così anche nella nostra vita: in un certo momento qualche “stella” speciale ci invita ad assumere una decisione, a fare una scelta, a iniziare un cammino. A Dio dobbiamo con forza chiedere di farci vedere quella stella che ci spinge verso qualcosa in più rispetto alle nostre abitudini, perché quella stella ci porterà a contemplare Gesù, quel bimbo che nasce a Betlemme e che vuole la nostra piena felicità.
In quella notte resa santa dalla nascita del Salvatore troviamo un altro segno potente: la piccolezza di Dio. Gli angeli indicano ai pastori un bambino nato nella mangiatoia. Non un segno di potenza o di superbia ma un bambino indifeso, mite, umile. Dio si è abbassato perché noi potessimo camminare con Lui e perché Lui potesse mettersi al nostro fianco. Stupore e meraviglia sono i due sentimenti che emozionano tutti, piccoli e grandi, davanti al presepe che è come un Vangelo vivo che trabocca dalle pagine della Sacra Scrittura. Non è importante come si allestisce il presepe, può essere sempre uguale o modificarsi ogni anno; ciò che conta è che esso parli alla vita.
Nella notte del Natale del 1223, di cui quest’anno festeggiamo l’800° centenario, quando San Francesco arrivò, trovò la greppia con il fieno, il bue e l’asinello. La gente accorsa manifestò una gioia indicibile, mai assaporata prima. Poi il sacerdote, sulla mangiatoia, celebrò solennemente l’Eucaristia, mostrando il legame tra l’Incarnazione del Figlio di Dio e l’Eucaristia. In quella circostanza, a Greccio, non esisteva nessuna statuina: il presepe venne realizzato e vissuto da quanti erano presenti. Sono certo che il primo presepe, che realizzò una grande opera di evangelizzazione, possa anche oggi essere l’occasione per suscitare stupore e meraviglia. Così, ciò che san Francesco iniziò con la semplicità di quel segno permane fino ai nostri giorni, come una genuina forma della bellezza della nostra fede”. A tutti il nostro augurio di sentire ancora oggi nel cuore lo stupore e la meraviglia della notte del primo presepe. Buon Natale!
Il gruppo presepe