Archivi categoria: Gruppo Presepe

2025

Non c’era posto per loro nell’albergo

Nel presepe di questo Natale abbiamo voluto rappresentare due versetti del Vangelo di Luca.

“Non c’era posto per loro nell’albergo” (Lc 2,7)

Non sempre poniamo attenzione a queste parole nel racconto della nascita di Gesù. Esse, invece, sono tutt’altro che un dettaglio e ci interpellano evidenziando l’attualità del mistero dell’Incarnazione. Non c’era posto nell’albergo per il Figlio di Dio, l’Onnipotente, Colui che darà tutto se stesso, fino a morire sulla croce, per amore dell’uomo. Il Dio della storia accetta di non venire accolto fin dal suo nascere. Giuseppe e Maria non trovano neanche un posto e Maria è costretta a partorire in un luogo di fortuna “al freddo e al gelo”, come dice il famoso canto natalizio.

L’evangelista non si limita a dire che “non c’era posto”, ma aggiunge ”per loro”. La mancanza di posto non era dunque assoluta. Per altri, non per loro, il posto c’era. Giuseppe ai loro occhi era solo un povero e per di più imprevidente, per essersi messo in viaggio con un clima così rigido e senza avere la certezza di un alloggio. Il proprietario dell’albergo probabilmente rifiuta loro l’accoglienza vedendoli così modesti e umili, gli ultimi nella scala sociale dell’epoca.

Se fossimo stati lì avremmo riconosciuto in quella nascita l’inizio della nostra redenzione? E oggi, siamo capaci di fare posto a Gesù che chiede di essere protagonista nelle vite delle nostre famiglie? Forse, come moderni albergatori di Betlemme, rischiamo ogni anno di rispondere che “è tutto occupato”, che nei nostri giorni non c’è posto per Colui che è la Vita e può dare senso al nostro esistere. Davanti al presepe, in questo Natale, attingiamo vita e speranza da quel Bambino e imitiamo i pastori:

“C’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro … vi annuncio una grande gioia …”(Lc 2,8-9)

Il Bambino Gesù si manifesta a persone come Lui, i pastori, gente senza una fissa dimora. Improvvisamente il buio di una notte apparentemente insignificante si illumina e i pastori diventano, secondo il progetto di Dio, i primi testimoni e per primi, dopo Maria e Giuseppe, contemplano e adorano il mistero del Dio fatto Uomo. All’epoca di Gesù, erano gli ultimi degli ultimi, eppure Dio rovescia ogni logica e proprio a loro chiede di annunciare che la sua è una luce capace di illuminare tutte le notti degli uomini. Gloria…Luce…Gioia! Sembra una festa, non di quelle però la cui luce è creata dalle luminarie esterne e la gioia dalle musiche di Natale che ci stanno attorno, ma quella gioia e luce che nasce dentro e fa stare bene, come l’amicizia, la cordialità, l’accoglienza, la compagnia, la fraternità. Ci sono parole di attenzione, di affetto, di gratitudine che sembrano piccole ma possono rischiarare la giornata di chi le riceve, soprattutto se si tratta di un povero per strada, un escluso, o chiunque la cui speranza rischia di spegnersi. Il Natale che celebriamo non è una ricorrenza storica, bensì l’evento misterioso e straordinario che segna l’inizio della salvezza dell’umanità che come i pastori accoglie un Bambino, avvolto in fasce, assieme a sua madre Maria e a Giuseppe costretti al freddo e al gelo perché “non c’era posto per loro nell’albergo”.

Buon Natale!

Il Gruppo Presepe

2024

E il Verbo si fece carne e pose la sua tenda in mezzo a noi

Il Presepe che abbiamo realizzato per questo Natale ci ricorda queste parole che troviamo all’inizio del Vangelo di San Giovanni e che invitano a riflettere:

“L’antico popolo ebraico era un popolo di nomadi, quindi senza quelle case o quei condomini stabili che per noi oggi sono ovvi e naturali; esso aveva dimorato invece sotto tende montate durante le soste nel deserto. Se teniamo presente questo particolare, l’espressione usata da Giovanni diventa più chiara e mette in luce un fatto straordinario che nella nostra traduzione moderna («venne ad abitare») rischia di restare un poco in ombra: il Verbo, cioè il Figlio di Dio, ha piantato la sua tenda in mezzo alle nostre tende, si è fatto nomade con noi uomini, nomadi nel deserto della storia e della vita. Per abitare tra noi Gesù ha scelto proprio una tenda perché una dimora fissa lo avrebbe relegato in un solo posto. Lui invece vuole abitare tra noi, in qualsiasi situazione ci troviamo, ovunque andiamo. Questo è il nucleo centrale delle feste natalizie, qui sta la grande novità della fede in Cristo che è nato a Betlemme per salvarci. Oggi, come duemila anni fa, risuona la buona novella del Vangelo: Dio non è lontano ed estraneo alle vicende umane, ma ha voluto addirittura porre la sua tenda in mezzo all’umanità, si è fatto uno di noi, per darci la speranza di una vita più alta ed eterna, come la Sua. Il Vangelo, soprattutto oggi, ha qualcosa di nuovo da dirci: all’uomo moderno, che pretende di vivere senza Dio o come se Dio non esistesse, che crede di poterne fare a meno, viene annunciato dal mistero natalizio che Dio invece gli si è fatto vicino, ha piantato la Sua tenda in mezzo a noi, vuole esserci compagno di viaggio, vuole condividere il nostro cammino sulle strade della storia. Senza la Sua tenda, accanto alle nostre tende, la nostra vita diventerebbe un viaggio assurdo in mezzo a un deserto di valori, un viaggio senza inizio e senza meta, senza alcuno sbocco di speranza. Ma “il Verbo ha posto la sua tenda in mezzo a noi!” Il Natale ci regala dunque un compagno di viaggio straordinario, ci regala un cammino sensato nella vita, ci regala una meta verso cui dirigerci, ci regala una speranza e un senso per cui vivere. Questi sono i veri doni delle feste natalizie: nostro dovere è accoglierli con disponibilità e gratitudine”.

I presepi realizzati nelle nostre case dovrebbero farci ricordare proprio questo: il Signore ha piantato la sua tenda in mezzo a noi e non vuole andare più via dalla nostra vita. I pastori sono stati i primi a vedere questa “tenda”, a ricevere l’annuncio della nascita di Gesù. Sono stati i primi perché erano tra gli ultimi. Sono stati i primi perché vegliavano nella notte, facendo la guardia al loro gregge. Con loro ci fermiamo davanti al Bambino in silenzio. Con loro ringraziamo il Signore di averci donato Gesù.

Buon Natale! Il Gruppo Presepe

2023

Presepe 2023, … lo depose in una mangiatoia

La semplicità delle origini. Per presentare il presepe di quest’anno ci affidiamo alle parole di Papa Francesco:“… il presepe è qualcosa che ha segnato anche la mia infanzia: nella casa dei miei genitori a Buenos Aires non mancava mai questo segno del Natale, prima ancora dell’albero. L’emozione di quella vista mi spinge ad approfondire il mistero cristiano che ama nascondersi dentro ciò che è infinitamente piccolo: la piccolezza, infatti, è la strada per incontrare Dio. Ecco la ragione per cui salvaguardare lo spirito del presepe diventa una salutare immersione nella presenza di Dio che si manifesta nelle piccole, talora banali e ripetitive, cose quotidiane. Saper rinunciare a ciò che seduce, ma porta su una brutta strada, per capire e scegliere le vie di Dio, è il compito che ci attende. I pastori nel presepe sono quelli che accolgono la sorpresa di Dio e vivono con stupore l’incontro con Lui, adorandolo: nella piccolezza riconoscono il volto di Dio. Umanamente siamo tutti portati a ricercare la grandezza, ma è un dono saperla trovare davvero: saper trovare la grandezza in quella piccolezza che Dio tanto ama …

Nella notte di Natale due sono i segni che ci guidano nel riconoscere Gesù.

Uno è il cielo pieno di stelle. Sono tante, un numero infinito, ma fra tutte spicca una stella speciale, quella che spinge i Magi a partire dalle proprie case e iniziare un viaggio, un cammino che essi non sapevano dove li avrebbe condotti. Succede così anche nella nostra vita: in un certo momento qualche “stella” speciale ci invita ad assumere una decisione, a fare una scelta, a iniziare un cammino. A Dio dobbiamo con forza chiedere di farci vedere quella stella che ci spinge verso qualcosa in più rispetto alle nostre abitudini, perché quella stella ci porterà a contemplare Gesù, quel bimbo che nasce a Betlemme e che vuole la nostra piena felicità.

In quella notte resa santa dalla nascita del Salvatore troviamo un altro segno potente: la piccolezza di Dio. Gli angeli indicano ai pastori un bambino nato nella mangiatoia. Non un segno di potenza o di superbia ma un bambino indifeso, mite, umile. Dio si è abbassato perché noi potessimo camminare con Lui e perché Lui potesse mettersi al nostro fianco. Stupore e meraviglia sono i due sentimenti che emozionano tutti, piccoli e grandi, davanti al presepe che è come un Vangelo vivo che trabocca dalle pagine della Sacra Scrittura. Non è importante come si allestisce il presepe, può essere sempre uguale o modificarsi ogni anno; ciò che conta è che esso parli alla vita.

Nella notte del Natale del 1223, di cui quest’anno festeggiamo l’800° centenario, quando San Francesco arrivò, trovò la greppia con il fieno, il bue e l’asinello. La gente accorsa manifestò una gioia indicibile, mai assaporata prima. Poi il sacerdote, sulla mangiatoia, celebrò solennemente l’Eucaristia, mostrando il legame tra l’Incarnazione del Figlio di Dio e l’Eucaristia. In quella circostanza, a Greccio, non esisteva nessuna statuina: il presepe venne realizzato e vissuto da quanti erano presenti. Sono certo che il primo presepe, che realizzò una grande opera di evangelizzazione, possa anche oggi essere l’occasione per suscitare stupore e meraviglia. Così, ciò che san Francesco iniziò con la semplicità di quel segno permane fino ai nostri giorni, come una genuina forma della bellezza della nostra fede”. A tutti il nostro augurio di sentire ancora oggi nel cuore lo stupore e la meraviglia della notte del primo presepe. Buon Natale!

Il gruppo presepe