Non c’era posto per loro nell’albergo
Nel presepe di questo Natale abbiamo voluto rappresentare due versetti del Vangelo di Luca.
“Non c’era posto per loro nell’albergo” (Lc 2,7)
Non sempre poniamo attenzione a queste parole nel racconto della nascita di Gesù. Esse, invece, sono tutt’altro che un dettaglio e ci interpellano evidenziando l’attualità del mistero dell’Incarnazione. Non c’era posto nell’albergo per il Figlio di Dio, l’Onnipotente, Colui che darà tutto se stesso, fino a morire sulla croce, per amore dell’uomo. Il Dio della storia accetta di non venire accolto fin dal suo nascere. Giuseppe e Maria non trovano neanche un posto e Maria è costretta a partorire in un luogo di fortuna “al freddo e al gelo”, come dice il famoso canto natalizio.
L’evangelista non si limita a dire che “non c’era posto”, ma aggiunge ”per loro”. La mancanza di posto non era dunque assoluta. Per altri, non per loro, il posto c’era. Giuseppe ai loro occhi era solo un povero e per di più imprevidente, per essersi messo in viaggio con un clima così rigido e senza avere la certezza di un alloggio. Il proprietario dell’albergo probabilmente rifiuta loro l’accoglienza vedendoli così modesti e umili, gli ultimi nella scala sociale dell’epoca.
Se fossimo stati lì avremmo riconosciuto in quella nascita l’inizio della nostra redenzione? E oggi, siamo capaci di fare posto a Gesù che chiede di essere protagonista nelle vite delle nostre famiglie? Forse, come moderni albergatori di Betlemme, rischiamo ogni anno di rispondere che “è tutto occupato”, che nei nostri giorni non c’è posto per Colui che è la Vita e può dare senso al nostro esistere. Davanti al presepe, in questo Natale, attingiamo vita e speranza da quel Bambino e imitiamo i pastori:
“C’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro … vi annuncio una grande gioia …”(Lc 2,8-9)
Il Bambino Gesù si manifesta a persone come Lui, i pastori, gente senza una fissa dimora. Improvvisamente il buio di una notte apparentemente insignificante si illumina e i pastori diventano, secondo il progetto di Dio, i primi testimoni e per primi, dopo Maria e Giuseppe, contemplano e adorano il mistero del Dio fatto Uomo. All’epoca di Gesù, erano gli ultimi degli ultimi, eppure Dio rovescia ogni logica e proprio a loro chiede di annunciare che la sua è una luce capace di illuminare tutte le notti degli uomini. Gloria…Luce…Gioia! Sembra una festa, non di quelle però la cui luce è creata dalle luminarie esterne e la gioia dalle musiche di Natale che ci stanno attorno, ma quella gioia e luce che nasce dentro e fa stare bene, come l’amicizia, la cordialità, l’accoglienza, la compagnia, la fraternità. Ci sono parole di attenzione, di affetto, di gratitudine che sembrano piccole ma possono rischiarare la giornata di chi le riceve, soprattutto se si tratta di un povero per strada, un escluso, o chiunque la cui speranza rischia di spegnersi. Il Natale che celebriamo non è una ricorrenza storica, bensì l’evento misterioso e straordinario che segna l’inizio della salvezza dell’umanità che come i pastori accoglie un Bambino, avvolto in fasce, assieme a sua madre Maria e a Giuseppe costretti al freddo e al gelo perché “non c’era posto per loro nell’albergo”.
Buon Natale!
Il Gruppo Presepe


























































